“Il corpo trasmette”…ecco quanto mi veniva detto nel 1993 da un professore di PSICOLOGIA ANALOGICA ad un corso cui ho partecipato.  Fino a quel giorno non avevo mai pensato che le comunicazioni interpersonali potessero essere stabilite sia tramite il linguaggio verbale sia tramite espressioni del corpo.  Secondo il “comportamentismo”   siamo in grado di far assumere delle posizioni al nostro corpo tali che stimolano e/o rafforzano la nostra comunicazione con gli altri. In questo modo una semplice comunicazione informativa viene trasformata in una migliore

COMUNICAZIONE INTERATTIVA.

Ma a che serve? E’ la stessa domanda che mi feci all’epoca del corso. Se ci pensate un po’ vi accorgerete che quando parliamo con qualcuno, assumiamo atteggiamenti del nostro corpo in modo del tutto inconsapevole ma che riflettono un nostro stato d’animo, una nostra apertura o chiusura verso chi ci sta di fronte. Tale modo di relazionarsi agli altri condiziona molto la nostra vita. Quante volte ci è capitato di “sentire” che l’altro è simpatico o antipatico; piacevole o non piacevole; divertente o non divertente; cordiale o non cordiale e così via. Tutte queste nostre “sensazioni”, in realtà, vengono percepite attraverso la comunicazione interattiva.                                                                                                                                                                         

La psicologia analitica studia le leggi e le regole che governano i sistemi mentali dell’individuo e la sua emotività. E’ una psicologia Emozionale. Attraverso essa si riescono ad individuare le “TIPOLOGIE CARATTERIALI” svelando le caratteristiche dell’uomo sia sotto il profilo psicologico sia sotto il profilo comportamentale. I punti salienti di una comunicazione interattiva sono:

1.l’espressione

2. la relazione 

3. il comportamento.

              Con l’ espressione – all’interno della Comunicazione Interattiva – vengono stabiliti degli effetti emotivi di tipo comparativo e sostitutivo. Con la relazione viene stabilito una sorta di relazione complementare e simmetrica nell’individuo che ci sta di fronte determinando  una struttura base o alterata di appartenenza risultando compatibile o non compatibile. Il comportamento è una comunicazione significativa verso gli altri che si realizza attraverso il modo di essere nella comunicazione.

Attraverso la comunicazione interattiva acquistano importanza il tono della voce, la mimica, l’atteggiamento, la distanza, la gestualità; tuttavia, questi segnali, non sono e non possono essere univoci nella loro espressione. Facilmente possono essere anche fraintesi (il sorriso è ironico o segnale di gioia? Il silenzio è insicurezza o scelta consapevole? …).

  Il tono della voce rappresenta una delle caratteristiche più importanti nella comunicazione interattiva ( a volte il parlare è talmente spento da essere simile ad un robot) coinvolgendo non solo la sonorità dell’espressione di un individuo ma anche l’ intonazione, il ritmo e le dovute pause.

 La mimica può essere da sola una forma di comunicazione (pensiamo a quanto ha fatto TOTO’) ed è chiaro che essa coinvolge tutto quanto si osserva sul volto di una persona

 Con l’ atteggiamento  vengono presi in esame non solo i movimenti che modificano la postura, ma la stessa postura ( incrociare le braccia, mettere le mani sul viso, accavallare le gambe ecc.) tutte cose che danno informazioni sul proprio essere

 La distanza (prossemica) rappresenta un altro elemento importante nella comunicazione interattiva poiché ci separa dagli altri mettendoci in condizioni di apertura o chiusura (avanzare o indietreggiare)

 Infine con la gestualità si sviluppano tutti quei gesti –  a volte inconsapevoli – che trasmettono informazione all’interlocutore. Tale gesti possono essere: toccarsi il naso, grattarsi la testa, girare le dita del pollice, toccarsi le labbra con le dita, ecc.

 Tutti questi elementi analitici comportamentali sopra elencati, rappresentano un bene, un patrimonio che ha ognuno di noi quando comunica con l’altro. Essi hanno un tale valore perché possono favorire o talvolta ostacolare la comunicazione, anzi il linguaggio non verbale spessissimo viene utilizzato come “codice di controllo” della comunicazione verbale nonostante pochi ne hanno fatto materia di studio. 

Imparare, nel senso tradizionale del termine, questo tipo di linguaggio deve porsi con la stessa mente di un bambino quando va per la prima volta a scuola cioè di estrema apertura mentale senza preclusioni e/o pregiudizi.  Scopo di tale studio non potrà essere solo quello di affinare le proprie capacità comunicative attraverso l’utilizzo consapevole del linguaggio non verbale (traguardo molto difficile da raggiungere), ma soprattutto quello di poter interpretare più chiaramente il messaggio dell’interlocutore e soprattutto “allargare ” la conoscenza di sé.

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